Il Nuovo Giornale - Settimanale della diocesi di Piacenza-Bobbio

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S. COLOMBANO ABATE EUROPEO

 

 
Don Pratolongo
 
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INTRODUZIONE

“ L’Europa solo in maniera del tutto secondario è un concetto geografico: L’Europa non è un continente nettamente afferrabile in termini geografici, ma è un concetto culturale e storico..”  (J. Ratzinger – Roma 2004)
 
 
“ Ciò che chiamiamo Europa.. nel suo insieme è determinato dalla figura di Cristo..” (R. Guardini)

“ S. Colombano è il patrono di coloro che si prodigano per la causa dell’Europa unita..”
( R. Schumann)

“ Un soffio potente venuto dall’Irlanda passò per la Gallia merovingia, dopo avervi turbinato per una ventina d’anni, si allontanò verso est, passò le alpi e discese in Italia.
Questo ciclone che scosse molte cose nella Chiesa e nella Società, è quello del monaco Colombano..”
(A.de Vogué)

INTRODUZIONE STORICA

1 – A Partire dal secolo III l’Impero Romano è in difficoltà.
a) inverno 406 le tribù barbare attraversano il Reno.  Nel 410 sacco di Roma.
b) L’impero termina nel 476 ma è già morto con Teodosio il Grande.(+395)
c) Un impero sconvolto chiede una “ermeneutica” : De Civitate Dei.
d) il cristianesimo in espansione, dopo l’Editto di Costantino 313 diventa con Teodosio “religione di stato”: Editto di Tessalonica del 380.
e) Dai conflitti con l’Impero si passa ai conflitti con i barbari “ariani” e “pagani”. Da fatto puramente cittadino il cristianesimo si rivolge alle campagne; ma saranno i “monaci” i veri evangelizzatori della campagna.
f) il “contagio culturale” con il mondo barbarico mette a rischio la genuinità cristiana, si richiede urgentemente una risposta pastorale. Papa Gregorio Magno si fa interprete della soluzione pastorale, che a suo giudizio passa per via monastica, mediante la figura “eroica” e ideale di Benedetto da Norcia. ( missione benedettina in Inghilterra)
.


1– IL MONACHESIMO

Nato in Egitto e Siria si diffonde in Occidente mediante la presenza di S. Atanasio e della sua opera la “Vita di Antonio”.
Prime esperienze monastiche a Milano e Roma. S. Martino di Tours avvia il monachesimo nell’isola della Gallinara + 360 d.C.
Agostino di Ippona crea il monachesimo clericale e episcopale – Scrive una “Regola”.
Cassiano a Marsiglia (415) e S. Onorato e S. Caprasio a Lérins nel 400.
NOVITA’ RISPETTO ALL?ORIENTE:
1- non si cerca il deserto ma il “bosco” o “l’isola”
2 – il simbolo non è più il leone ma “l’orso” o il “lupo”.
3 – non si sfugge la città ma le si vive accanto ( S. Agostino e S. Martino)
4 nasce il monachesimo aperto alla missione: Irlanda.

2 – LA CULTURA MONASTICA

Nell’impegno tutto irlandese, e in particolare riferendoci a Bobbio non si può non sottolineare l’IMPEGNO CULTURALE.
E’ idea diffusa che i monaci hanno salvato i capolavori classici, è vero MA, questa idea tutta umanistico-rinascimentale rischia di essere “conservatrice” soprattutto alla luce della squalifica illuministica del medioevo come età “buia”.
In realtà i monaci non “conservarono “ solo i capolavori ma crearono un evento culturale nuovo:
Letteratura esegetica. ( Colombano compose una introduzione ai salmi. Perduta)
Produssero abbondante letteratura edificante. La “Vita di Colombano” di Giona è un capolavoro del primo medioevo.
Non produssero “Summe” ma i “Sermones” le Istruzioni sono veri trattati di alta Teologia monastica.
Tramite i cenobi, in particolare Bobbio, la cultura e la miniatura artistica irlandese si diffusero in Europa.
Non possiamo dimenticare il grande influsso architettonico.
Neppure possiamo tralasciare l’apporto dato dai monaci alle tradizioni e leggende popolari da loro reinterpretate in chiave cristiana, il lavoro prezioso di educazione al lavoro manuale, alla corretta coltivazione, alla bonifica dei campi, una vera ricostruzione sociale. Non dimentichiamo il lavoro educativa verso i poveri, la riduzione della vendetta tribale, l’accoglienza del fuggiasco, del povero e del pellegrino: una vera e propria educazione umana.
Da ultimo il grande lavoro liturgico nella creazione degli inni, antifone, uso dei salmi educazione e direzione spirituale, veri maestri della preghiera.
Il LABORATORIO CULTURALE del Monastero è lo “SCRIPTORIA” e il “CORO”.

Proprio queste sottolineature principali e altro fanno si che con i monasteri, l’arte didattica della miniatura, si ottenga la SVOLTA CULTURALE, dal Libro Antico al Libro Medioevale, capolavoro di arte.


L’IRLANDA E IL MONACHESIMO CELTICO

Rimasta fuori dall’Impero essa appartiene al movimento celtico: migrazione a ondate fra il 3500 e il 1500 a. C.
La sua organizzazione tribale raggruppa le famiglie in “ TU’ ATHA  o “CLAN” guidati da un capo “Ard-Rig” (re maggiore ) o “Rig” (re minore)
La cultura è prevalentemente “orale”
Nel secolo IV° si segnalano presenze cristiane: chi sono ? Schiavi? Mercanti ? Altro?
Nel silenzio emblematico emergono due nomi : AUSILIO e AUSONIO nell’Irlanda meridionale
A tali “scoti cristiani” (??) Papa Celestino I invia nel 413 il Vescovo Palladio. Ma l’unica cosa certa di Palladio è il suo impegno in Britannia contro l’eresia del Monaco Pelagio ma non abbiamo sicure notizie ( nel senso documentate) in Irlanda.
L’Irlanda inizia la sua storia cristiana, documentata, con S. Patrizio
Con il cristianesimo la cultura irlandese da orale diventa “scritta” con l’avvento del “latino” lingua imparata e insegnata nel monastero celtico.
Si parla di tre fasi della Chiesa Celtica:
Chiesa episcopale dal 420 al 544 con S. Patrizio
Chiesa monastica dal 544 al 599
Chiesa monastica e missionaria dal 599 al 606 (S. Colombano).

NOTE TIPICHE DEL MONACHESIMO CELTICO

Monachesimo legato alla “terra” al lavoro manuale e con gli “animali” : “ Se vuoi conoscere il Creatore, incomincia a comprendere la creatura” (S. Colombano)
Si crea il “villaggio monastico” vera cellula ecclesiale, l’Abate governa il territorio monastico, non esiste la Diocesi, il vescovo, che svolge le sue mansioni liturgiche, è sottomesso all’Abate.
“Farsi monaco” significava lasciare il proprio clan: rendersi “forestiero” “ESULE A CAUSA DI DIO” – un RANDAGIO : “ cu’ glas= lupo randagio.
Tale vita da “esule”, vissuta nel bosco o nell’isola si trasforma in “VITA PENITENZIALE2 severa e dura: eroica estraneazione.
In tale dura ascesi la “cultura” era un fattore importante: leggere, scrivere, conoscere il greco e il latino , la letteratura antica e la patristica. Alto tono culturale.
Da una estraneità sul territorio, all’epoca di Colombano, nasce il desiderio di “FARSI STRANERO E PELLEGRINO” nelle terre di Europa, Monaco – penitente e missionario.
Era nata la “ PELLEGRINATIO PRO CHRISTO”.


PROFILO STORICO-SPIRITUALE DI S. COLOMBANO ABATE

“ I predicatori dei tempi barbarici fecero di più: crearono popoli nuovi..”
(F.Ozanam)

“ Non si può considerare il cristianesimo in Europa senza riferirlo al meraviglioso lavoro compiuto dai missionari e dai monaci irlandesi, in particolare Colombano..”
(Mons. Séean Brady Primate d’Irlanda, Vescovo di Armag)

Breve sintesi della vita:

Nascita e gioventù – 540-557
Vocazione monastica. Clinish Island 557-571
Bangor 571-590
Pellegrinaggio “pro Christo” 590
Nella Gallia dei Merovingi fondazione di Annegray- Luxeuil –Fontaines 590-610
Espulsione/fuga: in Neustria 510-511
In Austrasia 611-612
In Italia da Agilulfo e Teodolinda 612-613
Fondazione di Bobbio 614-615
Morte a Bobbio 23 Novembre 615

Opere

Regole:
Regula monachorum ( 10 capitoli) Obbedienza, silenzio,digiuno,disprezzo dei beni terreni, rifiuto della vanità, castità, preghiera, mortificazione, discernimento
Regula cenobialis . capitoli penitenziali relativi alla quotidianità di una vita penitente.
Il Paenitentiale. “ senza dignità non c’è libertà , e senza libertà non c’è dignità”. Questa la si ottiene con la dura fatica della “penitenza tariffata”. Novità rispetto alla prassi Canonica Solenne.
Le Lettere. Ci rimangono sei lettere nelle quali si evidenzia il carattere “non cedevole2 di Colombano, vi appare la sua personalità “forte e schietta”. L’Abate non ha problemi a riconoscere la sua “insignificanza”, ma con “tono fermo e rispettoso” sostiene le sue posizioni “irlandesi”: “ ciascuno rimanga davanti a Dio in quella tradizione in cui è stato chiamato”(Ep.II,7.119s).( A proposito degli usi relativi alla tonsura, alla data di Pasqua ecc.)
A Colombano non interessa “ salvare la faccia davanti agli uomini” per cui non esita a “parlare liberamente”: “ non si preoccupa dell’errore colui a cui sta a cuore la fede”(Ep.V.6,98s) Nelle Lettere IV e VI, ai “ suoi figli dolcissimi” il rude monaco appare in altra figura , è quella del “padre tenerissimo”, del “soldato forte che sa anche piangere”, che sente l’amarezza ma che è consolato dalle “lettere dei suoi figli”.
E’ nelle lettere, riferite al Papa, che Colombano utilizza il termine “Europa”.
Contro il rischio di Chiese nazionali o di eresia (scisma dei tre capitoli) IL Vescovo di Roma deve “vigilare” ( ironia contra Papa Vigilio, che aveva , a parere di Colombano, poco vigilato), è il Vescovo di Roma, la Sede di Pietro e Paolo, di cui gli irlandesi sono discepoli, che garantisce, nella trasparenza, l’unità della fede e dei popoli. E’ la visione europeistica e religiosa di Colombano che si esprime nelle parole :
“ Al Signore santo e Padre in Cristo, al magnifico splendore della Chiesa Romana, a colui che è come un fiore luminosissimo di un’Europa tutta in decadenza..” (A Papa Gregorio Magno)
E al successore dell’insicuro Vigilio, Papa Boifacio IV nel 613 scrive: 
“all’illustrissimo capo di tutte le Chiese dell’intera Europa..”
L’Europa è per Colombano un continente di Chiese e non un dato geografico, compito del Papa di Roma è l’unità nella diversità, Cristo è il centro della fede e della società europea, Lui è l’unità dei popoli.

   f) I Sermoni o “Instruetiones”:  “infiammate” come le definisce de Vogué, nelle quali si sottolinea la “miseria dell’uomo” e l’amore per Cristo. In esse si delinea la radicale verità del peccato e si indica la vita come “strada” come “via” verso la pienezza raggiunta mediante una penitenza voluta e eseguita. Dio è cantato nella sua ineffabile bellezza, un divino “sfiorato più che raccontato” – “ pulsata,magis quam enarrata” (II,1,1-2).
Colombano è più un “uomo di azione” che uno scrittore.
g)Le poesie: La poesie è il vestito preferito delle sue opere, è un canto duro, austero, piene di allusioni mistiche e ascetiche. Egli canta il “mondo destinato a passare”, con versi che alludono a Virgilio, Ovidio, Orazio, Sedulio, Ausonio, Prudenzio; Tutto passa e Gesù Cristo è l’unica ragione dell’abbandono di beni contingenti e illusori per aderire a beni solidi ed eterni.
Egli si compiace, settantaduenne di comporre ancora con il metro già caro a Saffo e si abbandona alla bellezza del verso poetico che si trasforma in una solenne invocazione.

Cristo, arbitro del mondo,
dell’Onnipotente unico figlio,
ti conceda le dolci, gioie della vita.”
 (Columbanus Fidolio frati suo)

Secondo I. Biffi: “ La creatrice vena poetica, il sentimento fino all’emozione, l’affettività fino alla tenerezza, e , ancora, il gusto delle bellezza e la capacità del “divertimento appartengono alla figura storica di Colombano”.  (I. BIFFI, La disciplina e l’amore, Jaca BooK. Milano 2002)

E Ancora: “ E c’è un’evidente ragione, in profondità ben colta da Walker: Egli scrive:” Un carattere così complesso e così contrastante, umile e altero, rude e tenero, pignolo e focoso di volta in volta, aveva come suo modello direttivo e unificante, l’aspirazione alla santità”: L’aspirazione cioè a una piena sequela di Cristo, l’amore per il quale era il movente radicale delle sue scelte e del suo stato di vita di solitario e di missionario.” (I.Biffi. ibid. p.52)



                           IL CANTO ALLA VITA DI COLOMBANO ABATE

Monaco, penitente, evangelizzatore; uomo soprattutto di “preghiera” Colombano identifica il “rapporto orante con Dio” come l’espressione migliore e autentica della vita.

La preghiera è per lui: “vita”.
Tale preghiera scaturisce dalla consapevolezza della transitorietà del vivere storico, l’uomo immerso nella “contingenza” è un pellegrino dell’Assoluto, un essere esiliato, insoddisfatto ricercate una realtà per lui spesso straniera, solo la preghiera gli schiude il volto amicale di Dio.

La “Pellegrinatio” diventa condivisione con quella “povertà evangelica” che fa eredi del Regno:

“ Mangiamo con il povero, condividiamo la sorte del povero, per meritare almeno così di entrare insieme al povero in quel luogo, dove verranno saziati coloro che qui per Cristo hanno fame e sete di giustizia” ( Istruzioni VII,2)

La “condivisione con i poveri e lo spazio della preghiera” rendano , Colui che si è fatto pellegrino, consapevole della fragilità ingannevole della vita:

“ O vita umana fragile e mortale, quante creature hai ingannato, quanti hai sedotto, quanti hai accecato. Tu che, mentre fuggi via, nulla sei;…
La vedi e non la vedi; è e non è; cogli solo l’attimo presente, per quanto dura; afferra ciò che è, e vedi che è nulla..” (Istruzioni V,1-2)

Solo il “viandante” ha una vita autentica:

“ Non amiamo la via più della patria, per non perdere la patria eterna.. Conserviamo salda in noi questa convinzione, così da vivere come viandanti, come pellegrini, quali ospiti del mondo, senza legarci ad alcuna passione, senza desiderio alcuno dei beni terreni, ma in modo tale da colmare le nostre anime della bellezza delle realtà celesti e spirituali, cantando con la virtù e con la vita: Quando verrò e apparirò davanti al volto di Dio?

Gesù, è per Colombano la risposta esistenziale:

“ E’ il signore nostro Dio Gesù Cristo, la sorgente della vita, per questo ci invita a sé, che è la fonte, perché di Lui beviamo. Beve di Lui chi lo ama. Beve di Lui chi si disseta della Parola di Dio..
Pane e fonte sono il medesimo e unico Figlio…

E’ il lirismo mistico dell’unione “non dicibile”:

“ Ti prego, O Gesù, di ispirare i nostri cuori con il soffio del tuo Spirito e di trafiggere con il tuo amore le nostre anime, perché ciascuno di noi possa dire con tutta verità dal profondo del suo cuore: Fammi conoscere l’amore dell’anima mia..
Beata l’anima che è così trafitta dalla carità, che cerca la fonte, che beve, e che, bevendo, ha sempre sete, e desiderando sempre attinge, e assetata sempre beve.. “/Istruzioni XIII,1-3)

Solo in S. Ambrogio, in S.  Agostino e, dopo S. Colombano, solo in S. Bernardo si ritrova tale musica mistica.


E infine :

“ Dio Uno e Trino è per così dire, un mare che non si può attraversare né scrutare..
Cerca la suprema scienza non attraverso dispute di parole, ma attraverso la perfezione dei buoni costumi; non con la lingua ma con la fede:essa nasce dalla semplicità del cuore;
non vi si giunge attraverso ragionamenti di una dottrina che non si radica nella pietà.
Se cercherai con le argomentazioni della ragione l’Ineffabile, Egli si farà a te più lontano;
se cercherai con la fede, la Sapienza sarà alle porte.
Chi è Dio e quanto è grande, Egli solo lo sa.
Tuttavia, poiché è il nostro Dio, benché a noi invisibile, a Lui dobbiamo bussare, e bussare spesso;
Sempre dobbiamo cercare di trattenere il Dio profondo, il Dio immenso, misterioso, eccelso, onnipotente, e pregarlo, per i meriti e l’intercessione dei santi, che conceda alle nostre tenebre almeno qualche scintilla della sua luce..” (Istruzioni I,4-5)

Questa meravigliosa esperienza di Luce e tenebra mistica aiuta a comprendere che la “guerra al peccato” merita di essere fatta anche con “severità”, è troppo bella la realtà che si rischia di perdere!
La “confessione e la penitenza “ sono per Colombano fattori di “libertà”.
Il suo Penitenziale severo è una via maestra alla libertà della Grazia

Colombano, ad una Europa in cerca di un “supplemento d’anima” può essere una luce, una lampada, come egli stesso si definisce:

    Dio mio, donami,
ti prego, nel nome del tuo Figlio Gesù cristo,
quella carità che mai viene meno,
perché la mia lucerna si mantenga sempre accesa,né mai si estingua; arda per me , brilli per gli altri…

Fa’ che io guardi, contempli, desideri te solo,
e solo te attenda con più ardente desiderio
e sempre la mia lucerna brilli e arda davanti a te.”

La madre di Colombano quando lo portava in grembo sognò un “sole” uscire da lei, quel sole che ha riscaldato l’Europa travolta dai barbari, quel sole che ancora oggi splende nella eredità spirituale del grande Abate, quel sole che merita insieme a Benedetto, ai santi fratelli Cirillo e Metodio  di essere riconosciuto come Luce Europea e insignito del giusto titolo di “Patrono d’Europa”.


Don Pietro Pratolongo
 

 

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