Il Vescovo rilancia all’attenzione della diocesi il messaggio del Convegno ecclesiale di Firenze
L’affascinate tema del Convegno della Chiesa - In Gesù Cristo il nuovo umanesimo - non poteva avere altra sede più idonea della città di Firenze, culla dell’umanesimo e del rinascimento. Le “vie” pastorali discusse (uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare) dalla folta assemblea di vescovi e delegati hanno trovato in Papa Francesco la spinta dinamica e l’indicazione dello stile sinodale, peraltro già ampiamente attuato nel metodo di lavoro del Convegno. La Chiesa italiana è chiamata ad una pratica pastorale all’altezza delle attuali sfide, come i processi delle migrazioni, della globalizzazione, della secolarizzazione oppure come la ridefinizione delle parrocchie o il rinnovamento dell’iniziazione cristiana.
Il discorso del Papa è da accogliere come una “lettera enciclica alle Chiese d’Italia”. Sotto la maestosa volta del Brunelleschi nel duomo fiorentino, il Papa ha indicato l’Ecce Homo dipinto dal Vasari. “Guardando questa cupola siamo attratti verso l’alto, mentre contempliamo la trasformazione del Cristo giudicato da Pilato nel Cristo assiso sul trono del giudice. Un angelo gli porta la spada, ma Gesù non assume i simboli del giudizio, anzi solleva la mano destra mostrando i segni della passione, perché Lui ha «ha dato sé stesso in riscatto per tutti» (1 Tm 2,6)”. Da qui lo slancio per il “nuovo umanesimo”, che significa seguire quell’Uomo e dunque vincere l’ossessione del potere, del denaro, della gloria: “Dobbiamo perseguire la gloria di Dio, e questa non coincide con la nostra”.
La parola ai delegati piacentini
Da Piacenza vi ha preso parte una delegazione di otto persone guidata dal vescovo mons. Gianni Ambrosio, vicepresidente del Comitato preparatorio del convegno. Ne facevano parte padre Erminio Antonello, superiore del Collegio Alberoni, don Angelo Busi, liturgista e parroco di S. Antonino a Borgotaro, Elena Camminati, docente di architettura al liceo artistico Cassinari e presidente diocesana di Azione Cattolica, Dario Carini, segretario degli Uffici pastorali della diocesi, Carlo Dionedi, vicepresidente nazionale dell’Associazione Famiglie Numerose, Eleonora Fernandi, infermiera, rappresentante dei giovani, Massimo Magnaschi, direttore dell’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro e direttore generale della Cooperativa Eureka, e Grazia Maloberti, segretaria della Consulta dei laici.
Con loro a Firenze erano presenti anche mons. Giuseppe Busani, parroco di San Sisto, già direttore dell’Ufficio liturgico nazionale, invitato a Firenze dalla Conferenza episcopale italiana, e il prof. Pierpaolo Triani, docente di didattica all’Università Cattolica e membro della Giunta del Comitato preparatorio del Convegno.
Abbiamo chiesto ai delegati piacentini di mettere a fuoco l’indicazione più importante per la Chiesa italiana, emersa, a loro parere, al Convegno.
La silenziosa rivoluzione dell’umano
Da subito, già alla prima sera del Convegno, l’incanto del battistero e lo splendore della facciata di Santa Maria del Fiore al calar del sole ci hanno messo dinnanzi la bellezza di Cristo. Una bellezza impastata con l’ingegno artistico dell’uomo; ma soprattutto una bellezza di popolo, che si rifrangeva nei mille volti che si sono incontrati. Ho scorto in questo popolo una gioiosa comunità di credenti riuniti nel nome del Risorto. Ecco il nucleo del convegno, che ha suscitato in me l’urgenza di un ripristino della fede.
Da riscattare nel quotidiano, poiché è lì dove rischia di diventare scialbo e inerte. Mi porto a casa frammenti di speranza riproducibili nella vita di tutti i giorni: capacità di rapporto, cura per l’altro, attenzione per chi fatica, commozione per i poveri e gli anziani, tenerezza per i bambini, spazio aperto per i giovani e le famiglie. Ma soprattutto il desiderio di una trasfigurazione dell’esistenza. Questa mi è parsa la silenziosa opera che il popolo credente deve avere il coraggio di intraprendere per rendere sempre più “umana” la nostra civiltà della tecnica.
Padre Erminio Antonello
Leggi articoli alle pagine 10 e 11 dell’edizione di venerdì 20 novembre 2015