Il Nuovo Giornale - Settimanale della diocesi di Piacenza-Bobbio

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L’avvio domenica 29 novembre

Avvento, oltre l’incertezza

Madonan tenerezzaSi apre domenica 29 novembre il tempo di Avvento, che ci aiuta a fissare lo sguardo non solo sul Natale ormai alle porte, ma su Cristo, Signore della storia, di tutta la storia e di ogni vicenda umana in cui ci ritroviamo a vivere. è a Lui che guardiamo in questi tempi segnati da paura e incertezza, ieri per la crisi economica e di valori, oggi per la minaccia del terrorismo di matrice islamica. Il percorso di Avvento in diocesi è accompagnato dal tema “Dio di tenerezza”; il 13 dicembre poi si aprirà in Cattedrale l’Anno della Misericordia. L’immagine scelta per accompagnare l’Avvento - la Madonna della Tenerezza - è già un segno di unità, perché proviene dalla comunità ortodossa rumena di Piacenza.   
Proponiamo ai lettori la presentazione dell’icona.
L’Oriente cristiano ha fatto della tenerezza il segno distintivo per eccellenza della Madonna, anzi del mistero dell’Incarnazione così come la Chiesa ce lo presenta. Ci guardiamo una icona che rappresenta la Madre di Dio della Tenerezza di Vladimir - forse l’icona più famosa di questa tipologia, cosa vediamo? In primo piano due volti accostati: tenero e paffuto quello del Bambino Gesù, dolente e afflitto quello della Vergine Maria, stringendosi alla sua gota. La Tenerezza  rileva sulla icona la sua scaturigine divina, l’assoluta precedenza con cui Dio ama la sua creatura e provvede alla sua Chiesa: il Bambino, in quell’abbraccio, rivela alla Madre la propria missione redentrice.
L’icona è un sacramento, è un luogo di incontro intimo con Dio, è un tabernacolo da contemplare e adorare. La contemplazione, ci grida l’icona, è un abbraccio, l’abbraccio tra il cielo e la terra. L’abbraccio di un Dio che è comunione d’amore come ci appare nel Figlio che ha gli occhi puntati in alto verso il Padre e viene a noi sotto le sembianze di un bambino, piccolo, disarmato, umile per insegnare autentico amore. Osservando bene l’icona vediamo che in questo abbraccio pieno di tenerezza, l’iniziativa è del Bambino. L’infinito che abbraccia il finito, il Creatore che abbraccia la creatura, e Dio, è Lui che abbraccia l’umanità, la terra. È Lui che nel Figlio Gesù si stacca dal cielo dorato per posarsi gratuitamente sul petto di Maria. È Lui che allunga con passione amorosa la sua guancia verso di lei, trasmettendole tutto il suo splendore. È Lui che con quella manina sinistra sproporzionatamente, volutamente troppo lunga, avvolge tutto il collo, tutta sua Madre per renderla capace ad amare.

L’abito della Madre di Dio è color porpora, reminiscenza dell’abito che indossavano le imperatrici bizantine, contrassegnandone così la regalità. Le tre stelle sull’abito all’altezza del capo e delle spalle, indicano la triplice verginità di Maria, prima, durante e dopo il parto.
è meraviglioso constatare come nell’Icona venga richiamata simultaneamente tutta la vicenda storica di Gesù: dall’Incarnazione alla Croce e Risurrezione, quest’ultima così magistralmente espressa dai volti sacri; “Maria, da parte sua, serbava tutte questi cose meditandole nel suo cuore” (Lc. 2,19). Ed ancora “Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua Madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima»” (Lc. 2, 34-35).
Il forte contrasto nelle espressioni dei volti di Maria e di Gesù colpisce subito chi contempla questo capolavoro: triste quello della Madre di Dio, pieno di gioia quello di Cristo. L’icona propone quindi un definitivo rovesciamento di prospettiva: non è una madre che abbraccia il suo bambino e lo consola, ma piuttosto, un bambino che sostiene e consola una madre. Così come il Cristo sostiene e conforta la Chiesa in cammino.
La Madre esprime la potestà di intenerire il Figlio: intercede presso di lui in favore dell’umanità. Evoca tenerezza compassionevole. Si osservi come Maria non guarda Gesù, ma da Lui è guardata. La Madonna rivolge il suo sguardo incredibilmente dolce e triste verso il credente che contempla l’Icona ed attraverso lui, tutta l’umanità. La tutta Pura si rattrista a causa dell’allontanamento degli uomini da Dio, causa unica dei loro fallimenti e delle sofferenze di cui il mondo è pieno. Nasce un profondo dialogo spirituale in cui, prima a livello inconscio poi sempre più consapevole, il fedele percorre l’icona fino a giungere alla profonda verità del dolore consolazione e incontra il bambino che la illumina con la gioia e la investe con il messaggio del Vangelo: “Il Padre ha perdonato e anch’io perdono” (Rm 8, 31-3). Cristo soffre in tutti coloro che soffrono e con la sua tenerezza allevia il loro dolore. Nell’icona la sofferenza si trasfigura nel più sublime amore, in vicinanza, in tenerezza. Lo sguardo di Maria è rivolto a tutti, abbraccia tutti, nessuno escluso.
Questo è il miracolo che ogni giorno compie il Signore attraverso questa Icona: chi incontra lo sguardo di Maria non lo può più dimenticare, chi incontra lo sguardo di Gesù si riempi di gioia.

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