Chiara Amirante a 24 anni è scesa in strada per dare una speranza ai più degradati
Salvati dall’inferno. A questo serve l’ospedale da campo della Chiesa e Chiara Amirante, apostola di Dio nei luoghi più degradati di Roma, lo sa bene.
— Chiara, si apre l’Anno della Misericordia. A che cosa è chiamata la Chiesa secondo lei?
Tra le parole più utilizzate da papa Francesco abbiamo: “misericordia”, “gioia”, “evangelizzazione”, “periferie esistenziali”, “lacrime”… Credo che ognuna di esse ci sveli qualcosa di un tempo in cui i precari equilibri tra le nazioni si giocano su delle polveriere. Dinanzi ad un mondo che ha scelto una “silenziosa apostasia” Dio ci dona un tempo di conversione e Misericordia nel quale la Chiesa è chiamata ad essere annunciatrice della gioia del Vangelo con una particolare attenzione alle periferie esistenziali imparando a farsi carico del grido dell’umanità, dando risposte liberanti. Abbiamo una enorme responsabilità come cristiani oggi.
— Ha iniziato la sua esperienza da una sofferenza personale in cui ha sperimentato l’intervento di Dio: che cosa è rimasto in Lei di quegli inizi?
Sono sempre agli inizi. Prima in strada da sola di notte quando avevo poco più di 20 anni con il “popolo della notte”, ora insieme ad un “popolo della Luce” che – dopo esser passati dalla morte alla vita – cercano i propri fratelli e le proprie sorelle là dove prima vivevano di espedienti, violenza, tenebre e seminavano «morte». In pochi anni i Centri sono diventati 207, le équipe di servizio 854, i Cavalieri della Luce 450.000.
è sempre un nuovo inizio di missione, evangelizzazione, abbandono alla Divina Provvidenza con cui si sostentano tutte le opere di Nuovi Orizzonti. Più passa il tempo più contemplo i miracoli di Dio ma sento anche crescere il grido di quanti sono ancora nell’inferno della separazione dall’Amore di Dio.
— Tra i poveri della Stazione Termini, una delle “periferie” del mondo, per dirla con papa Francesco. Che cosa si trova e che s’impara dalle periferie?
San Benedetto nella sua regola scrive che “spesso lo Spirito Santo parla attraverso l’ultimo arrivato”. Alla scuola dei piccoli e dei poveri si incontra Gesù che ti parla cuore a cuore e ti insegna sempre cose nuove. Ma attenzione a non confondere le “periferie” con dei luoghi fisici. Il Papa ce l’ha spiegato bene: “Essere in uscita significa innanzitutto uscire dal centro per lasciare al centro il posto di Dio”. Periferia esistenziale è ogni cuore che ancora non ha incontrato l’Amore di Dio.
Leggi articolo alla pagina 16 dell’edizione di venerdì 27 novembre 2015