La Confraternita piacentina si prepara al Giubileo: “tanto ascolto contro la solitudine”
“Ti sei messa la maglia di lana che comincia a far freddo?”. Dall’altro capo del telefono c’è una signora di 93 anni. Ma non sta parlando con la figlia o la nipote. È in linea con una volontaria della Confraternita della Misericordia di Piacenza. Da giugno la sezione piacentina della realtà di soccorso che affonda le radici nella Firenze cristiana del 13° secolo ha attivato la “Telefonata Amica”, “un modo semplice per rompere l’isolamento, far sentire una presenza, rompere la monotonia della giornata”, spiega la referente del progetto Assunta Magnani.
La Confraternita della Misericordia è nata nel 1244 nel capoluogo della Toscana per restituire dignità a coloro che morivano per la strada, perché indigenti, soli o malati di peste. A 770 anni dalla fondazione, le opere di misericordia corrono sul filo del telefono. O a bordo di un’autoambulanza. “Siamo grati al Papa per aver voluto un Anno Santo della Misericordia. La parola noi ce l’abbiamo stampata sulle spalle della divisa, davanti portiamo il crocifisso: devono fare la differenza”, sottolinea Rino Buratti, governatore della “Misericordia” di Piacenza. “Dobbiamo diventare sempre più uomini e donne dell’ascolto - riflette Buratti -. Noi siamo a contatto soprattutto con anziani, spesso ricoverati in casa di riposo, che non vedono l’ora di parlare con qualcuno. Ti trovi nel vano dell’ambulanza con persone che ti spiegano la loro vita. Altre volte sei di fronte a persone chiuse nel loro dolore. Devi imparare a leggere i comportamenti, a percepire anche il non detto”.
LA TELEFONATA AMICA. Stesso atteggiamento viene chiesto ai volontari della “Telefonata Amica”, che è stata di recente protagonista di un servizio di Telepace. “Accompagniamo la persona nella sua quotidianità – dice Franca Mottini –. Bisogna usare la testa e il cuore: lasciare spazio al racconto della giornata, a volte anche agli sfoghi, ma sapendo consigliare. Per noi la presenza di familiari è una risorsa fondamentale e cerchiamo di valorizzarla”. “La solitudine vera è difficile da stanare - confessa però Assunta Magnani -. Se una persona però non ha nessuno attorno, nemmeno un vicino di casa che si accerti se sta bene, e rifiuta ogni aiuto, finisce con il chiudersi sempre più e diventa quasi invisibile. È questa la vera solitudine che vorremmo intercettare”.
Per chiedere di essere inseriti nel servizio, basta telefonare allo 0523.579492.
Barbara Sartori
Leggi il servizio a pagina 3 dell’edizione di venerdì 4 dicembre 2015.