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Pullman in partenza per Roma il 30 gennaio

In piazza per chiedere che il Parlamento ritiri il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili - la discussione del testo in Senato inizierà il 28 gennaio - e ribadire il no alla “stepchild adoption” (l’adozione dei figlio naturale del partner), che apre le porte all’utero in affitto, moderna forma di schiavitù del corpo femminile.

Il Comitato “Difendiamo i nostri figli chiama a raccolta persone di ogni fede religiosa ed orientamento politico, accomunate però dalla convinzione del valore della famiglia intesa - secondo la Costituzione - come “società naturale fondata sul matrimonio” e del diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà.  L’appuntamento è per sabato 30 gennaio a Roma. Anche la sezione piacentina del Comitato è al lavoro per organizzare pullman, così da facilitare la partecipazione: partenza dal parcheggio dello stadio in via Gorra alle ore 4.45 di sabato 30 gennaio.  Occorre iscriversi entro martedì 26 gennaio (e successivamente solo fino ad esaurimento posti) all’Ufficio diocesano Pellegrinaggi in piazza Duomo 33 (dal lunedì al venerdì, ore 9-12.30 - tel. 0523.308335).

PERCHÉ LA MANIFESTAZIONE. “Sarà una civile, limpida rappresentazione del sentimento del popolo italiano, che non vuole famiglie alternative né bimbi trattati come merce, schiavi del capriccio degli adulti”, annuncia il coordinatore nazionale del Comitato, il neurochirurgo Massimo Gandolfini. “Chiediamo - spiega - di fermare e bocciare il ddl Cirinnà e di costituire una commissione ad hoc al fine di elaborare un nuovo progetto di legge che definisca i diritti legati alla persona all’interno di una nuova formazione sociale chiamata «unione civile»”.

Gandolfini punta il dito contro il ddl Cirinnà che - riprendendo in più punti alla lettera gli articoli del Codice Civile riferiti ai coniugi - finisce con “l’omologare e parificare l’unione civile tra persone omosessuali al matrimonio, con tutti gli effetti che ne derivano”. Ma accende i riflettori anche sulla prospettiva - che diventerebbe praticabile qualora venisse approvato il ddl -  di adottare il figlio naturale del partner con cui si è contratta l’unione civile. “In caso di coppia omosessuale maschile - aggiunge Gandolfini - se si vuole il figlio, è necessario che uno dei due vada all’estero, nei Paesi che lo consentono, per la fecondazione artificiale eterologa (il seme o l’ovulo proviene da un soggetto esterno alla coppia, ndr) e affittare l’utero di una donna che porti a termine la gravidanza. In Italia l’utero in affitto - che oggi si tenta di chiamare ipocritamente «gestazione per altri» - è vietato, ma se si legittima la stepchild adoption si legittima di fatto anche questa pratica”.

Leggi il servizio alle pagine 16 e 17 dell’edizione di venerdì 22 gennaio 2016.

 

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