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L’Anno della vita consacrata

Padri e madri per sempre

La prima chiesa che apre a Piacenza è San Raimondo, con il monastero benedettino in corso Vittorio Emanuele. Sono le ore 6, poi a ruota le altre: S. Teresa, tra le 6 e le 7, Santa Rita, il Carmelo a San Lazzaro, San Donnino, dove le Figlie della Chiesa “vegliano” con l’adorazione fino a sera a pochi metri dalla centralissima piazza Cavalli. La gente entra, prega, accende una candela. La prima messa della città è alle 6.35 con mons. Segalini nella comunità delle suore Gianelline (si prega presto, poi arrivano i bambini della scuola materna); quella aperta a tutti è alle 7 in Santa Rita con i Figli di S. Anna.  
I religiosi si alzano presto, come tanti del resto, padri e madri che si occupano delle loro famiglie e partono per il lavoro. Si prega e si mette nelle mani di Dio tutta la giornata: le cose da fare, i progetti, le ansie, i problemi irrisolti.
I numeri dei religiosi a Piacenza sono in calo, ma la loro missione non cambia: ricordare a tutti la via del Cielo. “Senza di me, non potete far nulla” (proprio “nulla”), diceva Gesù.
Il 2 febbraio si chiude anche a Piacenza l’Anno della vita consacrata voluto da Papa Francesco. I consacrati sono uomini e donne di relazione, padri e madri in una generazione che spesso ha smarrito il legame con l’Origine, Dio, e che non trova di meglio che pensare di cancellare nei moduli pubblici addirittura il nome di padre e madre sostituendovi i termini tecnici di “genitore 1” e “genitore 2”.
Ai consacrati chiediamo di essere, per tutti, padri e madri che aiutano a ritrovare le ragioni per le quali spendere con gioia la nostra vita lì dove Dio ci ha voluto.

Davide Maloberti

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