Parla il nuovo presidente di Confindustria Alberto Rota
“Qui a Corte de’ Frati ci sono quasi più dipendenti nelle aziende che abitanti!”. Sorride Alberto Rota, ingegnere meccanico, nuovo presidente di Confindustria, ruolo nel quale succede a Emilio Bolzoni. Lo incontriamo nello stabilimento a pochi km da Cremona, che, insieme alla sede di Fiorenzuola, forma la “Guido Rota”, che produce impianti per l’allevamento.
50 anni (li compie il 28 giugno), con la sorella Francesca è amministratore delegato dell’azienda fondata dal padre Guido nel 1964. Nell’Associazione di Palazzo Cheope è stato presidente dei Giovani industriali e della “Piccola industria”.
— Tutti abbiamo una storia alle spalle. La sua qual è?
È quella avviata dalla grande inventiva e dalla forza carismatica di mio padre Guido. Lui, che aveva il diploma di terza media, sapeva creare e interpretare le richieste del mercato. Ha brevettato in svariati campi tantissime cose, da un coltello per tagliare i limoni senza toccarli a un’asciugatrice, finchè poi è entrato nel mondo della zootecnia. Lui vedeva un problema, costruiva un prodotto nuovo e cercava di migliorarne sempre più il funzionamento.
— Ora Lei è ufficialmente presidente della Confindustria piacentina. Qual è il suo obiettivo?
Vorrei dare coraggio e fiducia alle imprese e aiutarle a crescere. Se acquisiscono più forza e diventano più “di peso”, più grandi, potranno avere le risorse per affrontare mercati fino a pochi anni fa impensabili. Oggi la maggioranza delle aziende iscritte anche a Confindustria ha meno di dieci dipendenti; qui l’imprenditore è l’anima di tutto e lui stesso può diventare, però, un ostacolo per far crescere l’azienda perché non ha il tempo necessario per pensarne lo sviluppo. Non possiamo sperare semplicemente che la crisi passi. Siamo in una nuova realtà, in cui i consumi sono diminuiti e il mercato si è fatto più esigente. Quindi, bisogna guardare a nuovi mercati. Per aiutare le imprese in questi obiettivi in Confindustria è attivo lo Sportello Rilancio che offre una consulenza a 360°. In secondo luogo, dobbiamo crescere nella capacità di attrarre nuove realtà e anche persone; dalla nostra, abbiamo una buona qualità della vita, una città molto a misura d’uomo e la possibilità di fornire un personale specializzato localizzato in questo territorio. Piacenza è la provincia più piccola dell’Emilia, che però guarda a Milano sul fronte del lavoro. Anche per la sua lontananza da Bologna si sente un po’ la Cenerentola della Regione ma ha una grande capacità produttiva: i piacentini forse parlano poco, difficilmente tendono a spostarsi, ma sono gente molto responsabile anche nel lavoro. Tra i nostri valori, ci sono anzitutto il rispetto, l’orgoglio, l’attaccamento al territorio e, come dicevo, la capacità di lavorare. Parma è diversa; si è mossa di più in ambito internazionale, ma poi si è trovata senza le risorse necessarie per poter sostenere quella costruzione. A Piacenza una cosa del genere non capiterà mai, tutti i passi che fa sono stabili.
Leggi articolo alla pagina 3 dell’edizione di venerdì 26 giugno 2015