In Cattolica convegno dedicato ai due amici vescovi impegnati alla fine dell’800 per i migranti italiani
Venerdì 15 maggio, alle ore 15, all’Università Cattolica del Sacro Cuore di via Emilia Parmense 84 a Piacenza, è in programma il convegno dal tema “Bonomelli e Scalabrini: due vescovi al cui cuore non bastò una diocesi”. L’impegno sociale dei vescovi mons. Giovanni Battista Scalabrini e di mons. Geremia Bonomelli nell’assistenza agli emigrati italiani è il filo conduttore dell’incontro. Intervengono Matteo Sanfilippo (Università degli Studi - Tuscia-Viterbo), mons. Gian Carlo Perego - Fondazione Migrantes della Cei, Giovanni Terragni (Archivio generale scalabriniano di Roma), Laura Zanfrini (Università Cattolica e Fondazione ISMU di Milano) e lo scalabriniano Fabio Baggio, direttore del SIMI, Scalabrini International Migrations Institute, di Roma. Originario di Bassano del Grappa, Baggio è docente alla Pontificia Università Urbaniana.
— Padre Baggio, ci troviamo di fronte a due grandi vescovi: Giovanni Battista Scalabrini, che fu vescovo a Piacenza, e Geremia Bonomelli che guidò la Chiesa cremonese. Da quale progetto prende le mosse il convegno?
Nel 2014-2015 si ricordano il centenario della morte di mons. Bonomelli e l’anniversario della nascita della sua opera, avvenuta a maggio. A Piacenza è stato pensato un evento che raccontasse la figura di Bonomelli collegandolo al suo amico fraterno, mons. Scalabrini, ripercorrendo la pastorale rivolta ai migranti intrapresa da entrambi.
— Che cosa ha caratterizzato il loro operato?
Tutti e due espressero un alto senso di carità, capace di andare al di là delle necessità primarie. Scalabrini si dedicò soprattutto ai sordomuti e Bonomelli alle nuove povertà, prodotte dalla rivoluzione industriale. Hanno vissuto l’epoca della grande contrapposizione politica tra il Regno d’Italia e lo Stato pontificio. Entrambi sentivano gli ideali del Risorgimento, tranne poi esserne traditi quando Roma venne conquistata e il Papa, Pio IX, imprigionato. Scalabrini e Bonomelli vissero in equilibrio, mediando abilmente, tra le sfide sociali e la modernità. Entrambi dimostrarono somma intelligenza, capacità di lettura delle situazioni sociali e storiche. A testimonianza delle relazioni tra i due resta un lungo epistolario, in cui si confrontano (si legge, ad esempio, che Bonomelli spinge Scalabrini ad essere più prudente), dimostrando stima e affetto reciproci.
Leggi articolo alla pagina 7 dell’edizione di venerdì 15 maggio 2015