Il Nuovo Giornale - Settimanale della diocesi di Piacenza-Bobbio

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MIGRANTI IN FESTA

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Dalla val Nure al Camerun, dalla Moldavia al Perù. Non è una citazione dalla canzone-tormentone di Giusy Ferreri, che le radio hanno passato continuamente negli ultimi mesi. È il giro del mondo che i presenti all’evento di domenica 17 gennaio “Il mondo in città” hanno potuto compiere, comodamente seduti, nel salone di Palazzo Gotico a Piacenza.

La diocesi, in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, grazie a Migrantes e a Caritas, in collaborazione con il Comune, ha voluto coinvolgere la cittadinanza piacentina, in una festa che potesse rendere conto del lato positivo e arricchente del fenomeno migratorio, oggi sempre più spesso visto come una minaccia. “Abbiamo voluto che fosse un momento di gioia, di aggregazione per tutti, indipendentemente dal credo - ha confermato Massimo Magnaschi, direttore dell’Ufficio per la Pastorale sociale e del lavoro -. Oggi il clima è molto difficile, parlare del tema dell’integrazione è sempre più complicato, sentiamo forte la diffidenza e la paura, ma dobbiamo aprire gli occhi anche sulla parte bella e sana, questa è l’occasione giusta”.

SCONFIGGERE LA PAURA DEL DIVERSO. Così, nel corso del pomeriggio, presentato da Rita Negrelli, voce storica di Radio Sound, si sono susseguite riflessioni, esibizioni di gruppi folkloristici di numerosi paesi, testimonianze. Ad aprire, l’intervento di mons. Giuseppe Illica, vicario generale, che ha ripreso il Vangelo del giorno, con l’episodio delle nozze di Cana. “Le parole di Giovanni ci ricordano che la comunità è come la relazione matrimoniale: chi ne fa parte non può essere contento finché anche l’altro non è felice. La nostra società, fortemente individualistica, non è così, forse non siamo ancora davvero capaci di vivere la felicità reciproca, ma crediamo che sia possibile e sforziamoci di camminare su questa strada”.

Il sacerdote, a lungo missionario in Brasile, ha quindi invitato i migranti a non arrendersi di fronte alla non accoglienza e ha ribadito che le opere di misericordia vanno vissute da ognuno come stile di vita, come ha ricordato anche papa Francesco, ma devono essere anche espressione di una comunità. “Nella mia esperienza - ha detto -, ritengo che i piacentini siano accoglienti, dal carattere talvolta schivo, ma sempre e comunque con il cuore aperto”.

Leggi articolo alla pagina 11 dell’edizione di venerdì 22 gennaio 2016

Ultima modifica Venerdì 22 Gennaio 2016 08:17

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